Rémy, classe 1998, è un giovane simpatico, brillante ed impegnato nello sport d’elite. Il tennis è la sua disciplina preferita e, nel contempo, la sua passione da sempre. Si allena con umiltà e determinazione a livello agonistico in Ticino presso il TC Lugano 1903, ed ha già maturato le prime esperienze internazionali, oltre che a livello nazionale, con ottimi e crescenti risultati. Ma Rémy è anche un adolescente e come tale vive certamente tensioni ed emozioni con grande intensità.
Conosco Remy da quando era ancora un bambino e l’ho visto crescere e maturare. Mi sembra quindi interessante poter dare voce a questo giovane affinché possa condividere con noi le sue emozioni e raccontarci una sua giornata particolare.
1. Rémy, il tennis è certamente al centro delle tue priorità e come tale scandisce i tempi ed impegna gran parte della tua giornata, si sa. Puoi dirci allora com’è organizzata una tua giornata tipo?
In tempi normali le giornate cominciano con la scuola alle 8.00 e finiscono con 2 o 3 ore di tennis e questo tutti i giorni. Durante le vacanze invece comincia alle 7.30 e finisce alle 18.00 con un ritmo di 5 ore di tennis e 2 ore di preparazione atletica.
2. Come fai a non farla diventare una banale routine, ossia come mantieni la tua forte motivazione? Come riesci a conciliare l’impegno per lo sport con quello per la scuola? Quali interessi coltivi oltre al tennis, se ti resta il tempo?
La mia motivazione la trovo nel fatto che voglio raggiungere un mio obiettivo ben preciso. Voglio diventare uno dei migliori tennisti al mondo e questo richiede impegno e dedizione ed anche sacrifici. Però mi piace e mi diverto ed allora riesco a conciliare anche lo sport con la scuola perché uso bene i tempi morti tra una lezione e l’altra per studiare. Quando finalmente sono a casa mi rilasso giocando con i videogiochi.
3. Ok, per la giornata tipo, ma ti ricordi allora di una giornata diversa, particolare, insolita, che ha stravolto il naturale svolgimento dei tuoi piani e che magari ti ha aiutato a crescere? Ce la puoi riassumere?
Credo che mi ricorderò per molto tempo il giorno in cui mi sono alzato e che ho avuto un blackout completo. Eravamo ad un campo allenamento/tornei, dovevo giocare alle 8.30 e a quel punto il nulla, non avevo voglia di prendere la racchetta in mano, il vuoto assoluto, volevo smettere.
Mi ricordo di aver persino chiesto al gelataio, che era proprio sotto l’albergo, di assumermi per lavorare con lui. Per fortuna i miei genitori non sono venuti a recuperarmi, come avevo inizialmente chiesto, e così i miei allenatori hanno trovato le parole giuste per permettermi di non fare la più grande stupidata della mia vita, smettere di giocare!
4. Cosa ti senti di consigliare ai giovani che si avvicinano alla disciplina del tennis, o se preferisci, dello sport d’elite più in generale? Ci sono delle rinunce?
Essere convinti di quello che si fa, del perché lo si fa, e soprattutto non smettere mai di prendere piacere e di divertirsi, qualsiasi sia lo sport che si sceglie. Più si cresce e più sono grandi le rinunce per sé e per i genitori ma questa è la scelta di vita dello sportivo e dei suoi familiari.
5. Ed ai genitori di questi giovani, ti senti dare qualche consiglio? Sii pure molto franco.
Direi di essere presenti, senza però divenire asfissianti, di incoraggiarli ed appoggiarli senza spingerli e sicuramente di lasciare che siano i figli a prendere le loro decisioni, responsabilizzandoli e soprattutto senza vivere le proprie aspettative al loro posto.
Un genitore “ingombrante” non permette mai di rilasciare la pressione, il giocatore non riesce a capire che imparare a perdere ti aiuta a meglio vincere …
6. Certo Remy, in campo ci vanno i figli, non i genitori, il problema si manfesta purtroppo quando succede il contrario, almeno simbolicamente. E allora, grazie per la tua bella testimonianza e.. in bocca al lupo per le tue future sfide, sportive e di vita!
Intervista di Giuseppe Stinca a Remy Bertola per
Staying Tuned !